Steve McCurry da oltre trenta anni è una delle voci più iconiche della fotografia contemporanea a cui si devono innumerevoli copertine sulla stampa internazionale, più di una dozzina di libri e una infinita serie di mostre personali che portano il suo nome nel mondo.
Nato in un sobborgo di Philadelphia, McCurry studia alla Pennsylvania State University, prima di iniziare a collaborare con un quotidiano locale. Lavora diversi anni come freelance, compie il primo dei suoi successivi numerosissimi viaggi in India. Con poco più che una sacca di vestiti ed una di pellicole, attraversa tutto il subcontinente, ed esplora il paese con la sua macchina fotografica. Dopo un certo numero di mesi di viaggio decide di sconfinare in Pakistan. Qui incontra un gruppo di rifugiati Afgani, che lo travestono e lo portano all’interno del loro paese, proprio nel momento in cui l’invasione russa chiudeva il confine e gli accessi a tutti i giornalisti occidentali. McCurry si unisce per settimane ai Mujaideen, ne riemerge, barbuto in abiti tradizionali, usurati dalle condizioni atmosferiche, per portare al mondo le prime immagini del conflitto in Afghanistan, in grado di dare alla questione afgana un volto umano da cui non si potrà prescindere.
Da allora McCurry non ha mai smesso di creare immagini mozzafiato attraverso i sei continenti nei rispettivi innumerevoli paesi. Il suo lavoro spazia dai conflitti, alle etnie in via di sparizione, dalle antiche tradizioni alle culture contemporanee, centrando sempre il suo lavoro su quei valori umani che hanno reso tanto potente il ritratto della sua ragazza Afgana. McCurry ha ricevuto alcuni dei maggiori riconoscimenti mondiali come la Robert Capa Gold Medal, il National Press Photographers Award, nessuno prima di lui aveva vinto quattro World Press Photo. E’ stato insignito del cavalierato delle Arti e delle Lettere in Francia dal presidente della Repubblica francese, e nel 2014 la Medaglia d’oro alla carriera dalla Royal Photographicl Society di Londra.
McCurry ha pubblicato libri quali:The Imperial Way (1985), Monsoon (1988), Portraits (1999), South Southeast (2000), Sanctuary (2002), The Path to Buddha: A Tibetan Pilgrimage (2003), Steve McCurry (2005), Looking East (2006), In the Shadow of Mountains (2007), The Unguarded Moment. (2009), The Iconic Photographs (2011), and Untold: The Stories Behind the Photographs (2013).
La mostra Oltre lo sguardo si sviluppa a partire dai lavori più recenti di Steve McCurry e da una serie di scatti che sono legati a questa sorprendente ricerca messi a confronto con alcune delle sue immagini più conosciute, a partire dal Ritratto di Sharbat Gula, che è diventata una delle icone assolute della fotografia mondiale. Oltre a presentare una inedita selezione della produzione fotografica di Steve McCurry, la rassegna intende raccontare l’avventura della sua vita e della sua professione, anche grazie ad una ricca documentazione e ad una serie di video costruiti intorno alle sue “massime”.
Lo scopo è quello di seguire il filo rosso delle sue passioni, per conoscere la sua tecnica ma anche la sua voglia di condividere la vicinanza con la sofferenza e talvolta con la guerra , con la gioia e con la sorpresa. Il desiderio è quello di capire il suo modo di conquistare la fiducia delle persone che fotografa perché, come dice lo stesso fotografo: “Ho imparato a essere paziente. Se aspetti abbastanza, le persone dimenticano la macchina fotografica e la loro anima comincia a librarsi verso di te“.
Ad una nuova mostra non poteva che corrispondere un allestimento del tutto nuovo ed originale, progettato appositamente da Peter Bottazzi per accompagnare il visitatore nel mondo di McCurry e stabilire un dialogo con gli ambienti monumentali della Villa Reale appena restaurata e la decorazione neoclassica che li caratterizza.
Location della mostra: Villa Reale di Monza
Progettata dall’architetto imperiale Giuseppe Piermarini e inaugurata nel 1780 dopo soli tre anni di lavoro, la Villa Reale di Monza era stata pensata dall’arciduca Ferdinando d’Asburgo, governatore del Lombardo-Veneto, come residenza di campagna della corte. Oltre a questa funzione l’edificio doveva ricoprire un ruolo politico importante nella nuova amministrazione ideata da Ferdinando diventando perno di un “sistema di regge” dislocate sul territorio. Caduta sotto il controllo di Napoleone nel 1796, con la Restaurazione tornò sotto il governo austriaco che ne assegnò il possesso al vicerè Giuseppe Ranieri. Dopo anni di relativo abbandono la Villa Reale di Monza tornò a essere sede di una corte sfarzosa nel biennio 1857-59 durante il soggiorno di Massimiliano I d’Asburgo, fratello dell’imperatore Francesco Giuseppe. Con l’annessione del Lombardo Veneto al nascente Regno d’Italia il Palazzo divenne residenza privilegiata per le villeggiature del re Umberto I che affidò all’architetto Majnoni il compito di ristrutturarla secondo il gusto dell’epoca. Con l’assassinio del re Umberto I a Monza, il nuovo sovrano Vittorio Emanuele III decise di chiudere la Villa trasferendo a Roma nel Quirinale buona parte degli arredi. Nel 1934 il re donò la Villa ai Comuni di Monza e Milano. Da quel momento la Villa visse un oscuro periodo di decadimento e spoliazioni fino al 2003 quando la Regione Lombardia, in accordo col Comune di Monza, indissero un concorso internazionale di progettazione per il recupero e la valorizzazione dell’edificio e dei giardini di pertinenza. Nel 2007 furono straordinariamente aperte al pubblico le nove sale del primo piano nobile. Il 26 Giugno 2014 una cerimonia ufficiale ha decretato la conclusione dei lavori di restauro dell’intero complesso che rappresenterà un fulcro fondamentale delle manifestazioni culturali connesse all’Expo 2015.
Villa Reale di Monza
Viale Brianza, 1 Monza
30 Ottobre 2014 – 6 Aprile 2015
© Photo mostra Oltre lo sguardo by Red-made