La Bazzarra Presenta PAMELA VILLORESI in Memorie di una Schiava

Il debutto di Pamela Villoresi al Teatro Studio Piccolo di Milano con “MEMORIE DI UNA SCHIAVA
DAL 16 AL 21 APRILE, seguirà tournee DAL 10 AL 12 MAGGIO Metastasio di Prato.

Pamela Villoresi interpreta  il romanzo scritto in afrikaans dalla sudafricana bianca Wilma Stockenstrom che, per raccontare la sofferenza della protagonista, sceglie la lingua stessa di chi quella sofferenza ha causato, la lingua gutturale e straniera dell’offesa. Si indaga sulla sottomissione psicologica e fisica, sulla schiavitù contemporanea che con nuove forme di costrizione continua a negare la libertà e la dignità umana.
La messa in scena si muove su più piani narrativi, parole, immagini e musiche eseguite dal vivo da Baba Sissoko, musicista africano,  “Griot”,  chiamato a raccontare nuove e più amare storie, a intonare un solo grande “canto corale di libertà”. Il percorso registico di Gigi Di Luca corre sui binari del rapporto tra musica etnica e parola. Linguaggi essenziali per un recupero di un’identità collettiva.

Lo spettacolo fa riflettere su una tematica quanto mai urgente e alla quale la società odierna pare assuefatta. Un racconto che apre gli occhi sull’”uomo lupo” capace di calpestare il diritto alla vita in nome del profitto. Seguirà tournee dello spettacolo “MEMORIE DI UNA SCHIAVA” dal 10 al 12 maggio Metastasio di Prato, Nel mese di aprile uscirà il film “LA GRANDE BELLEZZA” di Paolo Sorrentino in concorso al Festival Di Cannes.

Poema vegetale“, come la traduttrice Susanna Basso lo definisce, il romanzo della scrittrice sudafricana bianca, Wilma Stockenstrom che ha vinto numerosi premi tra cui in Italia il Grinzane Cavour e da cui trae ispirazione lo spettacolo è stato scritto nel 1981 in afrikaans. Ed è bello notare che questo racconto di una schiava trovi parola nella lingua stessa di chi quella sofferenza ha causato, nella lingua gutturale e straniera dell’offesa.

Le memorie di una schiava, il suo desiderio di opporre resistenza alla vita, alla sua vita di violenze a cui è naturalmente costretta, sono il punto di partenza dello spettacolo, un poetico monologo dell’io narrante di una figura femminile senza mai conoscere il suo nome perché commenta con amarezza “ pronuncio il mio nome e non significa nulla “.

L’albero, il mitico e simbolico “ baobab “ in cui la vecchia schiava alla fine della sua vita si rifugia, l’accoglie e la protegge “ conosco l’interno del mio albero come un cieco casa sua, come si può conoscere qualcosa che è nostro soltanto e come invece non ho mai conosciuto le capanne e le stanze in cui mi veniva ordinato di dormire”. Il baobab è il suo punto di riferimento, il confine spaziale e temporale tra un passato, dominato da confusione e terrore, e un presente in cui la creatura comincia a riprendere in mano i fili della sua esistenza. O forse, a farlo per la prima volta. Dietro le spalle, in quel “ prima diverso “, c’è la schiavitù, con le facce e i corpi dei successivi padroni che le attraversano e tormentano la vita.

La riflessione del personaggio del testo ci aiuta a riflettere e ci spinge a indagare sulla sottomissione psicologica e fisica, sulla schiavitù contemporanea che con nuove forme di costrizione continua a negare la libertà e la dignità umana.

Le parole poetiche della Stockenstrom e la storia della schiava sudafricana incontra le storie e i volti delle ragazze nigeriane, senegalesi, ghanesi, albanesi, di oggi.
La messa in scena si muove su più piani narrativi, parole, immagini e musiche eseguite dal vivo da Baba Sissoko, griot chiamato a raccontare nuove e più amare storie, a cantare un solo grande “ canto corale di libertà “.

Il percorso registico di Gigi Di Luca continua anche per questa piece, sui binari del rapporto tra musica etnica e parola. Linguaggi essenziali per un recupero d’idendità collettiva, per una narrazione fatta di codici della tradizione popolare in framment-azioni contemporanee.

Liberamente tratto da Spedizione al Baobab di Wilma Stockenstrom
Traduzione di Susanna Basso
Ilisso Edizioni
musiche dal vivo Baba Sissoko

scene Luigi Ferrigno
assistente scenografo Armando Alovisi
costumi Giovanna Napolitano
disegno luci Gianni Netti
assistente alla regia Maica Rotondo

Progetto, adattamento drammaturgico e regia Gigi Di Luca
Patrocinio: Ambasciata del Sudafrica in Italia