Maurizio Fiorino sembra essere uscito dal film “Un ragazzo di Calabria” di Luigi Comencini.
Ha ricevuto la sua prima macchina fotografica a 18 anni, un regalo del padre:
Quando me l’ha regalata mi ha detto: “Usala come un’arma”.
Ora Maurizio ha 30 anni. E ne ha fatta di strada.

Dopo aver trascorso un’infanzia turbolenta a Crotone, si trasferisce a Bologna, cambia facoltà tre volte. Prima scienze politiche, poi lettere e filosofia e infine al DAMS, dove viene bocciato all’esame di storia della fotografia e per protesta abbandona gli studi e senza laurearsi si butta on the road.

Scrive, racconta storie, s’incazza e intervista scrittori come: Alessandra Amitrano, Isabella Santacroce, Melissa Panarello. A vent’anni si trasferisce a New York, frequenta l’International Center of Photography, si confronta sempre di più con il mondo dell’arte americano ed espone al Lesile Lohman Gallery ed anche alla Chair and the Maiden Gallery.

Il suo mito è Pier Paolo Pasolini,  lo considera uno dei suoi maestri insieme a Diane Arbus e Nan Goldin.
A  lui  dedica “Boys of life”  un omaggio ai ragazzi di vita e nel 2008 espone al Museo di Arte Contemporanea di Crotone. Collabora con Terry Richardson e Annie Leibovitz, ritrae Patti Smith e Asia Argento. Quest’anno pubblica “Amodio” il suo primo romanzo.

Il tratto principale del suo carattere?
La cocciutaggine su una o due cose e il menefreghismo riguardo a tutto il resto.

La qualità che preferisce in un uomo?
La sua parte femminile.

E in una donna?
Il coraggio.

Il suo principale difetto?
Spesso sono pigro.

Il suo sogno di felicità?
Che l’uomo smettesse di uccidere gli animali.

Il suo rimpianto?
Non credo di avere rimpianti. Se una cosa è andata com’è andata, è perché doveva andare in quel modo.

L’ultima volta che ha pianto?
Leggendo la fine de “La zia Marchesa” di Simonetta Agnello Hornby. Ero a mare, l’estate scorsa, e ho cominciato a singhiozzare inaspettatamente davanti a tutti come un cretino.

L’incontro che le ha cambiato la vita?
Quello con la mia amica Francesca.

Sogno ricorrente?
Sogno spesso che James, il mio orsacchiotto di sempre, diventa un bambino in carne e ossa.

Il giorno più felice della sua vita?
Quando ho visto per la prima volta mio nipote Luca.

E il più infelice?
L’ho dimenticato.

La persona scomparsa che richiamerebbe in vita?
Pier Paolo Pasolini.

La materia scolastica preferita?
Letteratura italiana.

Città preferita?
Milano e subito dopo New York.

Il colore preferito?
Il rosso.

Il fiore preferito?
La margherita.

Bevanda preferita?
Acqua naturale.

Il piatto preferito?
Ex equo, tagliatelle coi ceci e torta di mele.

Il suo primo ricordo?
Un trauma: la mia famiglia al completo va in vacanza, tranne io che vengo lasciato dai nonni materni perché sono troppo piccolo. Ricordo il momento del distacco, piango come un disperato. Mia sorella mi saluta dalla finestra e dice: “non piangere, stiamo andando dal dentista”.

Se avesse qualche milione di euro?
Comprerei la casa dei miei sogni: un enorme loft bianco, col parquet a terra e tantissime finestre a Manhattan.

Poeti preferiti?
Una su tutte: Emily Dickinson.

Cantante preferito?
Gianna Nannini.

Il suo eroe o la sua eroina?
Emma Bonino.

I suoi pittori preferiti?
Jean-Michel Basquiat e Giuseppe Veneziano.

La trasmissione televisiva più amata?
Sono cresciuto a pane e “Non è la Rai”.

Film cult?
Tutti, o quasi, i film di Woody Allen, vere e proprie metafore dell’esistenza. Su tutti amo “Criminali da strapazzo”.

Attore preferito?
Woody Allen quando è diretto da se stesso.

Attrice preferita?
Meryl Streep.

La canzone che fischia più spesso sotto la doccia?
In questi giorni “No potho reposare”, una canzone sarda meravigliosa.

Se dovesse cambiare qualcosa nel suo fisico, che cosa cambierebbe?
Forse i piedi, li vorrei più piccoli.

Personaggio storico più ammirato?
Marco Pannella.

Personaggio politico più detestato?
Chiunque si professi della Lega Nord.

Il suo primo amore?
Immaginario e platonico, è durato anni e ad oggi, tuttavia, è quello che mi ha convinto di più.

Quel che detesta di più?
La gente che crede nella jella.

Se non avesse fatto il mestiere che ha fatto?
Il politico, nelle fine dei Radicali.

Il dono di natura che vorrebbe avere?
Vorrei poter scomparire, soprattutto durante le cene di Natale o Capodanno con tutti i familiari.

Il regalo più bello che abbia mai ricevuto?
Una corda per saltare.

Come vorrebbe morire?
Con tanti animali intorno e nessun essere umano vicino.

Stato d’animo attuale?
Impaziente.

Le colpe che le ispirano maggiore indulgenza?
Il furto di libri.

Il suo motto?
“Ama la vita che tanto prima o poi si muore”.

Maurizio Fiorino