Mario Vespasiani, il bello dell’arte.
Indagine sulla ricerca artistica internazionale e sui più autorevoli protagonisti.



Mario ama confondere chi si appresta ad un giudizio superficiale e affilato. Teme solo la banalità, il cadere vittima del proprio stile. Lavora quotidianamente ed è frequente vederlo con le sue modelle mentre le ritrae, dal vero, in cerca dell’emozione del rapporto umano.
Parla dei suoi progetti in prima persona, in studio o alle inaugurazione dove si presenta in abito sartoriale, ma indossato con nonchalance, abbinando i colori e i tessuti come fossero sulla tela. Trasmette raffinatezza e carisma, per questo lo abbiamo indicato come il bello dell’arte, perché la sua è una testimonianza completa, originale, a maggior ragione ora che, nell’arte come nella moda imperversano discutibili standard estetici. L’essere appunto fuori dalle tendenze gli dona quell’unicità intrigante, che lo fa distinguere e che deriva da un’interiorità che possiamo definire pacificata ma guerriera.
Sintetizzando alcuni passaggi di un curriculum tentacolare, i suoi cieli stellati hanno preso parte a mostre organizzate da NASA ed ESA, come memorabile fu la grande tigre dedicata a Cristina Campo esposta nella sala centrale del Padiglione Italia della Biennale di Venezia che nel 2011 si tenne anche a Torino. Il Museo Storico dell’Aeronautica Militare aprì solo a lui le sue porte affiancando i dipinti del tema Fly, Sky and Air agli aerei. Nonostante abbia esposto in importanti luoghi istituzionali e in rassegne di prestigio, non abbandona la sua Ripatransone, paese del medio Adriatico da cui dice di cogliere i colori e il richiamo verso le profondità dello spirito.
Ad oggi è stato il primo artista ad essersi occupato dell’importanza del ruolo femmi
nile nella creazione artistica, dedicando alla sua Musa storica, Mara, una trilogia di 500 pagine, presentata alla Galleria d’Arte Moderna di Roma e approfondita da una rubrica RAI, e poi diventata oggetto di studio. Mentre il quarantesimo libro dedicato al suo lavoro è stato celebrato al Museo MACRO qualche mese fa.

Di recente è stato intervistato dall
a Gardens of the Righteous Worldwide, organizzazione internazionale che si occupa della valorizzazione degli uomini che hanno compiuto atti eroici, in occasione della sua mostra dall’alto valore umano, in corso in questo periodo a Villa Caldogno, sito UNESCO nel Veneto.

La conferma della complessità della sua ricerca sta anche nell’interesse che ha suscitato non solo tra gli addetti ai lavori, ma perfino tra studiosi di varie discipline, i quali hanno indagato i differenti cicli tematici da un altro punto di vista. Hanno studiato le sue opere antropologi e teologi, astrofisici e filosofi. Nella mostra Underworld, conclusa da poco, dove ha riflettuto sul tema dell’inconscio attraverso la metafora delle profondità marine, tra i testi in catalogo figura quello di Alessia Zecchini, che qualche giorno dopo l’inaugurazione avrebbe battuto il record del mondo di immersione in apnea. 

Mario Vespasiani ha creato negli anni un universo visivo che stupisce, fatto di riferimenti e simboli, che si palesa e si rafforza ad ogni ciclo. Profondamente occidentale e mediterraneo, la sua ricerca si riallaccia alla sapienza orientale, al Tao e agli insegnamenti che rimandano a cogliere le forze invisibili che ci circondano. Il fascino che Mario riesce a trasmettere sta dunque nella semplicità con cui comunica cultura e sapienza manuale, passione per quello che si fa e respiro internazionale.
La capacità di rendere facile concetti complessi ci dà la conferma di essere di fronte non ad un fenomeno momentaneo, bensì ad uno dei maestri dei nostri tempi. Su Mario Vespasiani hanno già detto: “la stoffa c’è, lo stile anche” aggiungiamo noi, che il bello dell’arte è quando l’opera e l’artista si corrispondono, allora la profondità sale in superficie e la superficie si vela di mistero.