Metabolizzato il dono della parola e aggiustate giorno dopo giorno le ovvie insicurezze di dizione, i bambini dopo i due anni usano la voce per dare libera uscita ai loro pensieri, incalzando i genitori con domande a cui non è sempre facile dare una risposta che li soddisfi completamente.
“Mamma dov’ero io quando tu eri piccola?”
“Babbo? Ma i soldati che muoiono in guerra sono buoni o cattivi?”
Oltre ai dubbi più o meno esistenziali, ci sono una serie di frasi, vere e proprie perle d’ingenuità, a dimostrazione di una logica per certi versi inattaccabile.
“Papà io non voglio invecchiare!”
“Mamma domani vai a comprare dei soldini, mi servono per il mio maialino salvadanaio!”
La raccolta di chicche verbali nasce come un gioco fra genitori, amorevolmente divertiti, ma consapevoli al tempo stesso che in futuro l’archivio di ipse dixit divertirà anche i loro figli diventati grandi.
“Mamma non dire così, mi fai arrostire!”
“Ha urlato talmente forte che mi ha fatto male ai crimpani!”
Nessun pediatra è stato maltrattato per la stesura dei testi che non hanno nulla a che fare con la pedagogia. L’autore, quello adulto, ha coniato un titolo per ogni frase e ha aggiunto delle riflessioni al suo personale manuale di sopravvivenza per genitori.
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Lorenzo Baccilieri nasce alla fine degli anni settanta in Brianza, a metà strada fra la Milano da bere e le Prealpi, non distante da “quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno”. Studia al liceo scientifico Galileo Galilei di Erba e s’iscrive alla facoltà di Lettere Moderne presso l’Università Statale di Milano. Interrotto il percorso accademico, s’imbarca nell’avventura informatica di fine millennio. Grazie al Millenium Bug diventa consulente dell’information technology meneghina. Nonostante l’esperienza pluridecennale nel ramo delle telecomunicazioni, scrive per passione: racconti brevi, diari delle vacanze, lettere d’amore, recensioni di film e di dischi. Appassionato di classici della letteratura e di autori contemporanei, sposato e padre di due figli, riesce non senza difficoltà a far sopravvivere la sua natura umanista intrappolata nel corpo di un informatico.