GabrieleSurdo_intervista
Spinto da un innato interesse per il linguaggio audiovisivo – che considera un importante ed essenziale mezzo di comunicazione – Gabriele Surdo inizia da autodidatta l’attività di filmmaker. Dopo alcuni anni trascorsi a Londra, dove arricchisce la sua formazione, ritorna in Italia per lavorare come autore, produttore, editor e regista di commercials, cortometraggi, virals e videoclip. Nel 2010 si aggiudica il premio Miglior Videoclip Italiano al PIVI e nel 2011 vince il contest MTV NEW GENERATION con il videoclip Chi Sono Io per i Fonokit. Nel 2012 si classifica ottavo su 950 partecipanti al contest internazionale Valtari Film Competition indetto dai Sigur Rós con il videoclip Rembihnùtur. Nel 2013 è finalista per la miglior regia al PIVI con il videoclip Sole per i Negramaro. Nel 2014 vince ancora il Premio Miglior Videoclip Assoluto per il video DoParole dei Sud Sound System.

Per Gabriele Surdo e i Sud Sound System e si tratta di un riconoscimento alla loro capacità di aver realizzato una magia in stop motion, una tecnica cinematografica che necessita un approccio più poetico che tecnico. Senza digitale, utilizzando materiali e prodotti ortofrutticoli, “Do Parole” è la prima favola raccontata, come dice lo stesso Surdo: “Utilizzando la tecnica ‘analogica vegetale. E’ stato il bit del brano a suggerirmi la tecnica del passo a uno” spiega il regista “L’idea di utilizzare la frutta e la verdura si spiega invece con le nostre radici contadine, quelle stesse origini radicali di cui è permeato l’intero concept dell’album ‘Ssstatornu’ lanciato da questo primo video. La melanzana o il peperone sono un dono e vanno solo raccolti, sanno di terra, non hanno niente di artificiale, perlomeno qui. Dalle nostre parti, nel sud ‘essere alla frutta’ non è preoccupante, ma una vera e autentica festa”.
La valenza manuale, ideativa e umana è la filosofia alla base della sua produzione artistico-creativa. Ha da poco fondato i BESAFE STUDIOS assieme ai fotografi Flavio&Frank e al Grafico e Web Designer Totò De Lorenzis, i cui ingredienti principali sono il coworking, lo scambio di idee e la creatività.

Gabriele Surdo

Il tratto principale del suo carattere?
La testardaggine.

La qualità che preferisce in un uomo?
La lealtà.

E in una donna?
L’intelligenza.

Il suo principale difetto?
La franchezza.

Il suo sogno di felicità?
Smettere di rincorrerla.

Il suo rimpianto?
Più che il mio, quello di mia madre: non essermi laureato.

L’ultima volta che ha pianto?
Tre settimane fa, ho pianto di gioia.

L’incontro che le ha cambiato la vita?
Quello con Ada, la mia compagna.

Sogno ricorrente?
Ho un’intensa attività onirica, ma non ho un sogno ricorrente.

Il giorno più felice della sua vita?
Avevo 11 anni ed ero con il mio migliore amico Marco alla festa patronale del nostro paese, ecco abbiamo riso così tanto che per la prima volta a causa delle risate ho avuto una crisi di asma.

E il più infelice?
Il giorno in cui fu diagnosticata una malattia ad una persona a me molto cara.

La persona scomparsa che richiamerebbe in vita?
Non ho questo potere.

La materia scolastica preferita?
Fisica.

Città preferita?
Londra.

Il colore preferito?
Rosso.

Il fiore preferito?
Girasole.

Bevanda preferita?
Vino rosso.

Il piatto preferito?
Carpaccio di pesce.

Il suo primo ricordo?
Avevo 3 anni e correvo attorno al pozzo che stava nel giardino della mia nonna materna.

Se avesse qualche milione di euro?
Produrrei il mio primo film.

Poeti preferiti?
Bodini.

Cantante preferito?
Roger Waters.

Il suo eroe o la sua eroina?
Roberto Saviano.

I suoi pittori preferiti?
Van Gogh.

La trasmissione televisiva più amata?
Mai dire tv.

Film cult?
Il marchese del grillo.

Attore preferito?
Gian Maria Volontè.

Attrice preferita?
Charlotte Gainsbourg.

La canzone che fischia più spesso sotto la doccia?
Il cielo di Lucio Dalla.

Se dovesse cambiare qualcosa nel suo fisico, che cosa cambierebbe?
Entrambi gli alluci, giusto per raggiungere la perfezione.

Personaggio storico più ammirato?
Georges Méliès.

Personaggio politico più detestato?
Ho una lista lunghissima.

Il suo primo amore?
Fujiko Mine.

Quel che detesta di più?
Gli stereotipi.

Se non avesse fatto il mestiere che ha fatto?
Avrei fatto il falegname.

Il dono di natura che vorrebbe avere?
Un pò di praticità, ecco.

Il regalo più bello che abbia mai ricevuto?
La mia prima fotocamera: una Panasonic VHS.

Come vorrebbe morire?
Sorridendo.

Stato d’animo attuale?
Combattivo.

Le colpe che le ispirano maggiore indulgenza?
Quelle dei padri, quando ricadono sui figli.

Il suo motto?
LESS IS MORE.