EASTant Metropolis – Otaku Generation
Organizzato da ONO Arte Contemporanea
Ritornano da ONO arte contemporanea, la cultura e l’arte del Giappone contemporaneo: il progetto realizzato in collaborazione con NipPop, e con Paola Scrolavezza e Francesco Vitucci della Scuola di Lingue e Letterature, Traduzione e Interpretazione, prevede anche quest’anno un ciclo di cinque appuntamenti dedicati alla vita nella metropoli dell’est per eccellenza, culla di mode, tendenze e culture che dal Giappone si irradiano inarrestabili oltreoceano, fino a raggiungere ormai velocissime l’Europa, e l’Italia. La rassegna, dal titolo EASTant Metropolis, si propone come un viaggio a Tokyo, e un’esplorazione della dimensione più intrigante e ‘pop’ delle sue strade e dei suoi quartieri, per comprenderne le radici e le potenzialità, oltre i clichés e gli stereotipi più diffusi. Modelli di genere, forme della cosiddetta otaku culture, pornografia del quotidiano, street fashion, travestitismo, icone pop.
5 MARZO, ore 18.30:
Otaku Generation
a cura di Alessio Melis e Francesco Barbieri
Teche di vetro chiuse a chiave, contenenti tesori in plastica e acrilico raffiguranti principalmente personaggi di manga, anime e videogiochi, usati o nuovi, modificati o ancora completamente imballati e tutti con delle targhette identificative per non venire confusi l’uno con l’altro o ancora serie originali di manga storici imbustati uno a uno e in perfetto stato. All’esterno, per i corridoi dove sono disposte le teche, frotte di ragazzi e ragazze armati di carta e penna, usati per scrivere il codice identificativo di ciò che gli interessa, percorrono gli spazi scrutando e selezionando i pezzi mancanti o rari delle loro collezioni facendo a gara a chi riesce a portarsi via l’articolo più prestigioso annunciato in qualche pubblicità online o locandina del locale. Gli otaku sono pronti ad aprire la battuta di caccia!
Parole come otaku sono entrate da tempo nel linguaggio e nell’immaginario culturale comune, poiché il fenomeno ha ormai valicato i confini dell’arcipelago nipponico assumendo una portata sempre più transnazionale. L’incontro vuole approfondire il significato del fenomeno, le sue origini e i suoi sviluppi nella cultura di massa contemporanea e riflettere sulla sua diffusione su scala planetaria del fenomeno per illustrarne le caratteristiche salienti e le peculiarità che assume nelle diverse zone geografiche del mondo.
a seguire, “URBAN GROOVE”, sonorizzazione con DJ OH-BA
9 APRILE, ore 18.30:
Gender/Avenger: Modelli e contro-modelli di femminilità nell’arte contemporanea giapponese
a cura di Federica Cavazzuti
Per secoli la società giapponese, dal forte carattere patriarcale, è stata contraddistinta da una marcata differenziazione dei ruoli di genere. Tuttavia, l’accettazione passiva da parte della donna dei propri doveri di moglie/madre ha iniziato a essere messa in discussione con i primi movimenti femministi del ventesimo secolo e, in maniera ancora più radicale poi, a partire dagli anni Sessanta. Tale desiderio di cambiamento si è conseguentemente riversato anche nelle arti visive degli ultimi decenni, che sono diventate specchio di una moltitudine di trasformazioni sociali: dalle performance alle fotografie, dai disegni manga-style alle installazioni, numerose sono le espressioni artistiche che contribuiscono, nella scena contemporanea, a testimoniare la necessità di una maggiore presa di posizione contro le discriminazioni di genere. L’incontro si propone di tracciare un percorso attraverso alcune significative opere di celebri artisti come Yayoi Kusama, Makoto Aida, Miwa Yanagi e molti altri, accomunati dall’intento di abbattere le barriere che ancora persistono tra i sessi nel Giappone di oggi.
9 MAGGIO, ore 18.30:
Where’s the beef? I nuovi maschi del Giappone contemporaneo
Con Paola Scrolavezza, Nino Giordano, Francesco Barbieri, Alessio Melis
Negli ultimi anni in Giappone, sull’onda dell’affermazione di nuovi ideali provenienti da oltreoceano, e dell’aggravarsi della crisi economica, nuove mascolinità alternative hanno iniziato ad emergere e ad affermarsi. I ‘nuovi maschi’ esibiscono oggi con disinvoltura la propria diversità rispetto al modello dominante dal dopoguerra in poi, quello del salaryman, icona del Giappone moderno e industrializzato e nel contempo personificazione degli ideali di lealtà, sacrificio e senso del dovere, nell’immaginario collettivo associati all’ormai stereotipata e mitizzata figura del samurai. Otaku, idol, fino al più recente fenomeno degli sōshokuhei danshi, gli ‘uomini erbivori’, è un pullulare di giovani uomini che rifiutano appunto i modelli di ruolo tradizionali in favore di uno stile di vita diverso.
Punto di partenza Stella stellina, romanzo di Ekuni Kaori del 1991, pubblicato in traduzione italiana nel 2013 da Atmosphere, che ha saputo cogliere i primi segnali di un fenomeno che sarebbe esploso di lì a poco. Racconta una storia all’apparenza semplice, al centro una coppia di freschi sposi, Mutsuki e Shōko, lui è un medico, lei lavora come traduttrice free-lance dall’italiano: un contesto apparentemente banale, una routine matrimoniale apparentemente priva di brividi. Tuttavia, come la stessa protagonista dichiara nelle prime pagine del romanzo, spiegare il loro matrimonio, risulta terribilmente complicato. In una società a tutt’oggi dominata dalle apparenze, infatti, nessuno dei due incarna il partner ideale: Mutsuki è omosessuale (ha anche un giovane amante fisso, Kon), e Shōko manifesta un disturbo borderline di personalità e una pericolosa tendenza alla depressione e all’alcolismo. Si tratta dunque di un matrimonio “di convenienza” – anche se non nel senso convenzionale del termine – consapevolmente scelto da entrambi per sfuggire alle pressioni delle rispettive famiglie, oltre che del contesto sociale. Shōko lavora, è economicamente indipendente, e sappiamo che ha resistito a lungo alle pressioni a sposarsi. Eppure a un certo punto, pare che l’unico modo per mantenere la propria indipendenza sia proprio sposarsi, ma sposarsi con un omosessuale. Stella stellina descrive in modo realistico – per quanto in uno stile elegante e permeato di un’ironia che a tratti sfuma nel grottesco – le difficoltà che questa scelta comporta, e le pressioni che ne derivano ai protagonisti: quella esterna, a impersonare i ruoli rispettivamente di moglie e marito per mantenere le apparenze, e quella psicologica, che scaturisce dal bisogno di costruire, o meglio creare un rapporto fuori dagli schemi convenzionali codificati. Nel finale, i tre protagonisti sembrano avere trovato un proprio personale e fragile equilibrio, sul quale costruire giorno per giorno una nuova vita, in una terra fra le stelle, al riparo dall’ostilità del mondo esterno. Sullo sfondo, la crisi dell’istituto famigliare, e l’emergere di nuovi modelli di mascolinità e di nuovi modi di essere in due.
21 MAGGIO, ore 18.30:
TENTACLE EROTICA. Orrore, seduzione, immaginari pornografici di Marco Benoît Carbone
Introduce Paola Scrolavezza
In una serie di fotografie ritenute scandalose dalla stampa britannica, la modella e figlia del premier scozzese, Stephenie Kay, si distende nuda su uno sfondo orientaleggiante, sfoggiando un polpo vivo avvinghiato sulle parti intime. È un esempio di “tentacle erotica”, una regione sempre più in voga nell’immaginario erotico, le cui fantasie di sesso, tentacoli ed esseri mostruosi affollano il cinema e l’erotismo amatoriale, la pornografia e le gallerie d’arte.
Il servizio si rifà infatti alle sempre più numerose opere di artisti giapponesi contemporanei che omaggiano la celebre stampa di Katsushika Hokusai in cui il maestro giapponese raffigurava l’amplesso tra una pescatrice di perle e due piovre. Un’opera d’arte celebre e controversa, vietata per decenni al pubblico, come tutti gli altri shunga: stampe erotiche, di bellezza e contenuti estremi (dalla zoofilia allo stupro, dai sogni erotici ai succubi mostruosi), che le istituzioni giapponesi hanno solo di recente restituito alla gloria dei musei. E che sono già l’oggetto di importanti mostre, come quella del British Museum di Londra, che ha già conquistato le attenzioni (e gli ‘orientalismi’) di quotidiani come il Guardian. L’unione grottesca eppure affascinante tra la donna e i polpi di Hokusai è diventata il punto di riferimento per un intero filone, che il pubblico della Rete ha definito tentacle erotica. Scoprendo che simili fantasie accomunano opere tanto diverse quanto l’arte di Hokusai e l’animazione pornografica, lo japonisme di Picasso e il cinema horror e d’autore, i videogiochi pornografici e la zoofilia. Celebrato come liberazione “dionisiaca” da artisti e culture giovanili o additato come esempio della perversione “orientale” dalle associazioni femministe e a tutela dei minori, il tentacle erotica sembra colonizzare lo spazio in cui orrore ed erotismo, fantasia e incubo, arte e pornografia si incrociano e confondono, dal mito di Scilla e Glauco all’erotismo nell’epoca di Internet.
Marco Benoît Carbone si occupa di studi sul mito, i media e l’immaginario. Ricercatore e critico, è dottorando all’University College London e collabora con Segnocinema. È tra gli ideatori e redattori di GAME – Games as Art, Media, Entertainment. Ha fondato e dirige la rivista Gorgòn.
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